Giulio Camillo Delminio: L'Idea del Theatro - page 424

DELTI A I M I T A T I O N E .
ij i
Citi diligentemente qual cofane g li altru iferito
ti imitar nonf i
possa, s a
perche : & di quelle
,
t.
che pofriamo im itar
, tji/ael/
fi deuno da un fifa
sa
perfetto aut. r ricercare
, s a
quali da più
ancor di diuerfi fecali,
s a d/
diuerfe lingue ri­
cercar, & imitar f i potrehbono
. I
Iperchei#
non come ardito, operche io mifiim iEfficien­
te
;
ma come defidefofe
,
che quefla ueritàfi tra
uaffe
,
con l'aiuto d'iddio mi darò fatica di
aprir, fecondo l'auifo m io
,
quali & quante
fiano le pttrti della eloquentia
, s a
di quefle
ijual fia quella, di cui folamente l'effetto,
s a '
non la cagione imitar pofriam o
, s a perche, sa * 1
quali
sa
quante fìano quelle
,
che ci pofri,imo
nell'altrui fcrittrproporre, & come. Et per
incominciar
,
dico quel, eh'un'altra fiata iti
cfuefia oratione difri
, che io ;to/t creda,
che
l^ unoau ^
natura dall'autore pofja effer imitata g ia m a i
, torc non
mafolamente que' configli, che da lei procedo
«
rio
. sa
pergratia di efempio
, un
nuovo òrchi
- rc i mitneae
re/to non
potrà mai rapprefentar la natura '
d'Hn antico
,
chehautffe fatto utt tempio ad '
H
ercole , o a Diana f i, che quella ifteffa potefje
’ *
effergiudicata
;
ma quel configlio, che l'antico
hehbe di fa r al tempio d'hiercole le colonne
ra-
.bufie
,
a quel di Diana le fiottili
, sa
di volger '
la porta del tempio
,
o uerfo il fium e, perche
fujfe rivolta al
0
io
,
che l'antichità credeaftiffe
nel fiume ; o uerfo la firada
perche
stinse
ac­
commodata alle falnatiom de' niandanti
. Et
in nero quefii configli Jono di tanta turtri, per­
che[d i dannò la Tiraffa',
s a io
iridrià/fp a -fytff
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