Giulio Camillo Delminio: L'Idea del Theatro - page 425

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r u t t a t o
*'
tt ilfenfi ; liquali. poteffèro effer trattati dalla
m ~ eloquentia
;
che di loro in loco della natura a
òajìan\a contentarci po[riamo
. Ma
perche i
tonfigli dSnuiar l'eloquenza a quel camino
,
nel
qual era al piùfelicefecólo,fonofla ti tanti loti
toni
dalla
cognttiorid i quefli
,
che hannofi f r a ­
na opinione nétta, compofttione della lingua,
quanto eff'alingua èfiata lontana da loro
;
tiri
sferrerò con alcuno ejèmpio di fa r quelli non
puruiani all'intelletto; ma ancora al fenfo
.
Hit
non ui poffo dar l'efempio
,
ch'egli non fia
f i grande
;
che abbracci il tu tto
. Et
effendo d i-
ut/o
in fette parti;
U
fejìa folamente fitra ac­
commodata a quel
,
ch'io prometto
.
Foniamo
,
che la nobili[rima arte del difegno fuffè per ef­
fere infegnatada
i
più periti Scultori
, s a P
it-
t
tori talm ente
,
che nejfuna parte dellopera,
che uoliffero comporre haueffedifetto alcun»
,
anzj comprendeffè tuffo quel, che poteffè mai
. .
fa r un Scultore
,
o un
Pittore
nell'opera dellef i­
gure . Siate contenti eccellenti Scultori
s a Pis­
tori
di porgere un poco torecchio ad uno, chetile
* ” 1'
saolptr,
ne dipingerfa :
s a le
ui parrà
,
che nel
ila
d'tU f'k marauigliofa arte uofhrafappia difporre i uo
fi«» a gli
ferifecreti a perfetto numero (fopra tlqual non
tu Vittorifi
fu0
afcendeie3etfotte tlqual fender nòf i dee;
acciochr
potrete pigliar indicio
,
che io meglio japef r i
,
o
fino Ini*'
Potefi*fe r
c t 0
m quella (acuità >ncg li ordini del
t.ruU> otri
laqualho collocato Audio già tanti anni. Certo,
/ rtu? ilVe
Per
’ èie io mi creda
,
dourejìe far fette
tHianti-
gradi principali, per tquah falendo potrefle
t W.
gtugnere pi r virtù della imitai ione alla eccelle-
1...,415,416,417,418,419,420,421,422,423,424 426,427,428,429,430,431,432,433,434,435,...516
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