Giulio Camillo Delminio: L'Idea del Theatro - page 416

DELLA
Isii
I T A T I ON E.
Leo non era fiato adoperato da que feltri auto­
ri
;
acetiche noi bauefiimo tutti i concetti no*
firi » chepartiffer.o
,
ymonfufiero-mutoli :m i
fin dato
a
fe r r im i defiargento
**oso
per dir
apertamente, upa d iire me mi p ar
,
che hab-
ita ad effer offerti#ain xofi fa tti mancamenti
Ut prima è chenoipiùtofig.,potendo
,
debbia
-Tre irledj
m.olevar tl.uocabff, che
manca
ne
-
perfetti
^
autori da alcuno Scrittorea iozjùcjno, chea)
desia un
dalla propria licentia
v
nofira ; beitche nel ptiP 1*
*
qut uocaboji
,
che nonfonofiati ufati da Cefa ­
re ,.da Cicerone
oso
da fintili :»fono, hocabati
pertinenti a qualche arte :
oso
gli.autori della
arti
j
come della Medicinadel?Agricoltura
y
delti Mùtria
, oso delle a/ire,
di tutte le, loro
Jpoglie i lochimieiadorneranno. Quefia adun
que difotrifare a i mancamenti èti primaria*
fa feconda ètenuta ancorda Ciceróne,
ososse
fa ri buoni : dimetter il Greco ri loco di quello+
che donerebbe effer Latino. baterZaurigi**
circonfoa
/diro
effere la are onlgcutione
,
tiqualancor
. sitacutsonc
fa accQmmodatajtd ejprtmere tutte quelleeffe
che per non effere fiate in ufo appreffo gli an*
la Ungua«
fichi
;
non hanno ne anco hauuto vocabolo :
cosa
me la bombarda
,
t i fia ffa
,
C / quel
,
che nella
commune lingua d'Italia chiamiamo Capiton
di fuoco
, oso
fin tili
. O
circonlocutione aureo
foc^orfo in cofifa tti mancamenti
.
tu fri una d i
quelle rie , che di tanto impaccio liberar ci
puoi
,
Ordì,poveri farci parer riefili » tu queU
ti f il a , per cui ancor nelle-cofe
, che* o
perche
jton caddero r i propffttou, o perche non f a * #
K
iiij
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