Franciscus Patricius: Della historia diece dialoghi - page 78

cloche confrontando, i f it t i,i tempi,gr le perfine,è
che
verità ne
ricatti
.
Ma percicche .l'bifioria
è
miucrfalòparticolare;
uni;terf i l e in­
tendo
,
uniuenfalcodi tuttoil i
n o
n d
o
,o tutto un
ta di alcun’buoffio : gr
laparticolare
, o
di
o di
una
ìiatiomfarà
l ’b ifioria ,fecondoquefiadi
dfpcuìtà,
gr di minore,per le molte opoche attioni, che ella banca ad abbracciare.
facendo
il Zenopo,fa qui,iofoggutnfi. lo ottimamente, ò
no, le difiatiti,
cb'huora
finte in
dislendendoogni marnie
ueriflimo tengo tutto ciò, che da uoifi c dinifato . Ma per gratta
J'infognarmi,con qual modo,
g rconqual arte quella bifio
la quale tutte
l ’ationidiun Imperio comprenda. Tercioche io
modo, di intendere in ciò il uoflrocordìglio, il quale iofi,che ottimo
io ue
ncterròobligo perpetuo . Cctcfto uoflro
, T a tritio , rifpofe
egli è generofo & da
commendare;ma
che fe
eglii
unic
n
a
quafialVimpoflibilc,che cotale b iffi ferina n
.di niunfi-utto, o non molto projittettóiefarà l ’affaticarfi
darle regola.
Coteflorifpetto diffe alhora muffir Luigi, ò Signor Zeno, non ue ne dee tene­
r e
.
Tercioche T latone, g r Mriflofile, fecero ficpublka, laquale ne fu
ne finper effere. Et tale Trencipe, o tale Oratore,quale il formarono Seno-
fonte , gr Cicerone, nonfi trono giarnai', ne forfè farà alcun tempo . Et
f e quefli
diuini
h u o m i n i p r e f i r o faticaddar regola alle
.al
mondo gìouenoiela
lor opra ,d igipotrà effere ferirà dubbi
anco lauofira,che non le impoflibili, ma le difficili 'imprenderà
regolare .
Orafio. cofi,rifpofe il Z e n o ,
g r i o fon contento di compiacere
certamente uoi mi fa te fitto àgrauiflimo pefo entrare . Grane per certo
in fe fleffo ilpefo, diffe rneffer Luigi; ma
o Signor Zeno,che & nutrito ui
f i e t e , g r allenato portandolafempre ,fla leggiero. Et fia come piace
eg li
.
Mlhoraritirato/i alquanto inf e , poco dopo cominciò quefle paro le.
lo uengoper
piacerui, a formare bora l Infioria, che. noi
chiedetemi quel­
la migliorfo rm a , che ella fecondai giudicio mio
Et forme­
rò quafiformandola di cera.
Laquale come di cera fata à
mar potrete fempre,
g r famenea ltro
.
Et
fe huomfi trott
glia,potrà g r fin itoprendere grulta f i che
, CEfaccia
quelle operadoni tutte,ch’io ui uerrò à mano mano
Et però ufivi-
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