Giulio Camillo Delminio: L'Idea del Theatro - page 500

S E M P L I C I .
jop
battermi vietato il poterfare il debito m io g tiìt
non ho dt viver lungamente
. . pel
l e t t o
.4,
C O N T I D I $ A L V A R O L O ,
ginocchio : prego adunque
V. S, s a
quella d d
Signor Cornelio Frangipan da
Castello :
a li-
quali in quejìa mut infirmita voglio, che que-
jfia fia commune : che non habbiano a m ale, fe
dal mio ritorno in Italia non hanno m ai rice»
fiuto mie lettereyimperoche
s a
legravezze del
fi
le imprefie,
sa
Li mala diffrofition del corpo mi;
fono siatefempre d'impedimento
, s a poi (per
ueìo dire ) debilifiime giudico quelle ami/là T
clic hanno bifogno dt effer puntellate dallaforza,
delle lettere
.
Pompeo mi ha primafcrkto
3
s a
poi detto conia lingua delle difiefe, che
V. S«
h a %
fatto per me
.♦
io la ringratio ben del fvo buono-
animo,
s a
della imprefa prefaper Thcnor mio
v
Ma , sa g /i
averfirn ,
s a V. S.
conofcendo la
maniera de
*miei
Tivdi , quali ejsifi fono.:,am ?
bedue le parti vanamente
s a
contrame ,
s a
in.
mio favore argomentano
, V. S.
adunque con.
più piacevole animo Cappotti la malignità d i,
quelli, che mi vorrebbono lacerare
;
che li lor&
A L
S.
A N T O N I O A L T A N O DB*
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