Giulio Camillo Delminio: L'Idea del Theatro - page 499

comporre
notifilo la muflca, ma latino
esseuol-
gare
, sol
che non [offe nella u ia , tnche tutto il
mondo ua cieco : in fumma è tale che degno lo
riputai di batterlo per uno diflu tatore nel no-
firo Platonico
T
en%onero a Dio
. Di
Bologna
,
alle
x J
11
L
di Agofto
. M. D. X XL
A
M. P I E T R O A R E T I N O ;
K IL
infinite pruoue ha conofetu
lo Molto Magnifico.fiaitlloyild-
no efjere il nofiro contraffar co
*
deh
;
quando, àgriffa di nim i-
ci congiurati, al contrario delle
nofire voghegirano
.
Che non ho fatto io per
tenerfermamente uolta la mia navicella contra
allefir \e delle tempeflafe onde
,
che contrafem -
pre
nettatelefin o ?
esse
nondimeno vìnto fin co»
fr e tto ad affettar la bonaccia, vedutagià dal­
la fferanza mia d i vicino :
esse
fcnon , che io mi
riparo in un tranquillo fieno per racconciate lefirn,
te tutte
,e s s e
per
rifanar
4
’un poco di febre i
verrei cofi bagnato
esse
mal trattato dalla fortu­
na
,
al ditti» Coffetto di V .S. laqual quanto io.
am i
esse
ojferui, ungiamo le. fa rà palefe quella
m ano
,
che con lafua compagnia fiflende uerfi
la dolcifìima,
esse
[ietofifiima natura fua : pre­
gandoti a tenermi nella fua buona g ra tta ,
esse.
nella defidcrata racconciliatìone con tunico
M
T
itiano .percioche ho più defiderio di fa r ve
dere al mondo
,
ch'io intendo dare alla Fortu­
na ogni volta
,
ch'io le po/fi efferefnperiore,per
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