Giulio Camillo Delminio: L'Idea del Theatro - page 497

riamo non Stimare alcuno un nero d'unghia,
cofi fatto luogoglt miniftrerà
,
hauere
,
o tene­
re alcuno a u d e
, esse
altriftm ili ne Vuna
esse
[a l
tra lingua fegucntemente haurà imprcffa la
opinione degli antichi: chefe la natura hauef-
fe fatto [offafen\a midolla
,
quelle in tanto in­
durirebbono
, che
del tutto infiangibtli fareb-
hono : perche neceffariamente f i tnchtude chi
tanta durezza mtenerifca ;
d\l
luogo della mi­
dolla trotterà come potere il ter\o fen \a orna­
tamente dire Mafe in vece di quefto , fen \a
j
rammollire [altrui durezza
,
lìducffe voluto
prendere a dire; non hauer potuto rendere man
Jueta lafierezza fu a, conuerrebbe che egli f i
conduceffe non al luogo della midolla
,
rna a
quello della palma della mano, che con quella
sa
fiogliono moltefiere domefiicare menandola per
il dofio
.
Totete homai frateRo canfiimo hauer
in pM'te comprefo con quanta facilità
, esse
con
quanta bellezza perle membra dell'humano
corpo noi apparecchiamo [una
esse
[altra lin­
gua . cofi potefii dimofirarvi con qual ordine
[agricoltura
,
la cofmografia,
esse
[altre
f
acui­
;
percioche in quefia medefima fabrica po­
trò in brevifiimo tempo ,
esse
con poca fatica ,
non folamente le parole, ma ancho le cofe infie
me allogare
; essecosa
rendere una imagine di
quel vincolo della JàpienZa
, esse
eloquenza da
Socrate a gran torto difciolto, onde lafilando
bora d dirvi un'altro mio penfiero d'intorno a
quefia opera, qualunque
.
udendo comporre ,
esse
haucndofidamente udito da me lefgnifica»
rioni
1...,487,488,489,490,491,492,493,494,495,496 498,499,500,501,502,503,504,505,506,507,...516
Powered by FlippingBook