Giulio Camillo Delminio: L'Idea del Theatro - page 470

C o*
purpurei corfier la bianca
A
urora.
Seren m'addujfe
, esse
fortunato il giorno
Ch'io ni conobbi d’ogni laude adorne
,
Ond'è la mente rugiadofa ancora
.
C
refe par uoi
il
piceiol
R
heno ogni bora :
E
tfempre eterni fi org li empiono il corno
De le
uirtu, chefanno in uot foggiorno
Et del boffitio che Bologna honora :
O pici.,'eh
1
e' Gnidotti al del levate,
Stando, nel bel contento uoflro humili
De
ti citta ne la ripofia parte
,
D el unsero
nome i beifogliflieg a te,
Et loflirto y eh'in uot tanto gentile,
Sojlenga veder tinte lefue carte
.
C
ofmo
,
ch'ornate il nobil fecol nojlró *
V o i
,
che'lgran
Re
nel culto dir facondo
Legafie conflupor di tutto'l mondo
,
Rendendo luce al dolce fi'ate uoflro
;
h euate
,
prego , al bel fecretomoflro
il cor
,
che a uoi ncjfuna cofa afeondo.
Et po i, che'l del ui
e
tutta qui fecondo »
Eafetate hor A d ria
, esse
chi fi uefìe d'oflro»
C
h'effo Mercurio
, Feho , esse
laforetto.
Stringerete nel lor ricco legame
"Prima
,
ch’io auanTy l'Alpi al partir prefls
C
ofim i ftabenign/t ogni altra fle tti:
E t miniflri al mioutuer lungo sìame
E tardi chiuda tlgiorno m iofm ejhj^
1...,460,461,462,463,464,465,466,467,468,469 471,472,473,474,475,476,477,478,479,480,...516
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