M. G I V L IO C A M I L L O . 171
S e’l «ero,
ond'ba principio il nome uofir0
Donnafopra Fllluflri alte L atine,
Tofje con quelle lodi pellegrine
,
Che date al mie non ben purgato inchioflrt\
S
arei
( lasse)
il'bcnor alfecol nofbro :
TJ tra le Ninfe federei divine,
elsefon più care a Yebo
oso
più vicine
Nelfiorito
, frondosa
,
oso
fiacro bofeo
•
B
en n oi
,
uoifoia con Feceelfi mente
A le cagion pacando in ogni cofa
,
Leuate a la
natura
*
fuoi fecreti
.
E
tfiando Apollo
, oso le lue Musa
intente
A l nofìro dottoftil ,giagloriofit
A
uangatc
t
filosofi,
e t Poeti
•
T
u} chefecondoFaltaRoma honora;
Sol coglier puoi per quefle rime ombrofe
Le
più fiefebe m ole,
oso
dtlettofe
N ate ad un parto con la bel?Aurora.
A te
il bel
T
ebrolefuefronde infiora
;
Et
per l a f onte tua purpuree rofe
S'apron
, d
‘ornarla quafi uergognofe
;
Cheghirlanda maggior [affetta ancora
*
A te
i candidi pomi , a te pendenti
Metto» dolce
roffore : e l delfereno
P
tu affaifi mofira , e i prati affiti più molli
•
C
ofi cantò da un[affo in dolci accenti
Difuror pieno ilgran paflor Sileno :■
Et
G
i B £ R T 0
fonar
G ib b r t o
tiottL
M
iti)