Giulio Camillo Delminio: L'Idea del Theatro - page 353

f
l'eloquente minijìrare:
0
nel medefimo princi-
piofarebbe Inficiata defu n ta
,
fnqflra,
esse
trat-
i
tata dal Fhdofipho & d a l/tied k o , /quali dalle
cagioni non lontanano
gU
affetti giam ai
.
ma
Veloquent
e
,
che vuol ancor porger dilettai ione,
*
alti a pafilone
,
A.pidonarebbe più tofio (a
pbtlofipbica, fiu cra,
0
fitttirag k n e
s/te
(fe
m ite lontana dalla intelligenza d tg ii afe?luti­
ti , ode i lettori
;
che il loco
,
ilquale
gli
potcjfit
,
aprir la uia a muouer gli animi de i predetti
*„
O r,
perche una ifiefia materia può effer tratta­
ta dall’artificio dell’oratore
, «si
r del P u tta; ve­
dremo con quale artificio l’haura trattata,già-.
fcun di loro
, de’
quali l'uno ama ancor più t i .
dilettaiurneche l’altro . Ma fia uofira JLcceil.
prego alla lettione di quefia parto non meno ui-
v
ct#d con l'animo
,
che congli orecchi
Virgili*.
Virgilio
altifinno Poeta, poi chefade l'humma c/ujuctri
ì« o * ^iU
t l
a
mtut(K uffn k* > dafoqual
natura proprta quantunqueconofiejjèproceder
tessei
caducità
;
conobbe nondimenofe nel poema
l'hauejfe nello Platofuo raccolta
:
che effo poema
non haurebbe ritenuto ne dignità,ne dilettatio*
neaie anco miferatione : ilperche tutto fi rikol-
ft Alifinti topici, dalli quAi non purgli argo­
menti
,
pia quifi tuttelemuenttOHi di tutti gH.
artifici per irrigar la eloquenza derivano
;
_ 0
giunto a quei, (he chiamiamo a S i m i l i *
^x^cUnà^fi £Ql piffero per tutte le altre cofe dAla na
nule Hswurae
prodotte, per veder,poi che la offerta ma*
tocU vir /tTW
era
troppo
finora
,fi pvfejfitrovar
« fa
4
thè bella[u ff tn v ijìa , quid è la vita nojlra,m*
in
bruti
1...,343,344,345,346,347,348,349,350,351,352 354,355,356,357,358,359,360,361,362,363,...516
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