Giulio Camillo Delminio: L'Idea del Theatro - page 357

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da quc( picciolo accennarne)ito perauei(turayehe
diede Cicérone nella morte di Lucio Graffo, lu i- -
.to tolto dalla nanale O fallacem hominum
jpern frag/lemq
;
fortunam
,
0
inanes nofiras
contentiones, qua in medio/patiofipefrangun­
tur 0 corruunt
, esse
ante m ipfo cvrfu obruun­
tu r , quam portum confpicere potuerint
a E
t
cofi come Virgilio per t
decimo meffe ancora;cn
il color
dell’ucciso
giovane ; cofi il Vetratea. in
una Sefin a non pur mette la fimtlriudine della
pauet ma aiicor la trita nojìra afìm igrata cofe.
Chi èfermato di menar fua uria
I
Su per
f
ondefallaci,
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per li fo g li ■
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Scettro da morte con un piceiol legno \
si
Non
può molto lontano effer dalfine
» . . •
f ’Pero
farebbe da rrirarft in porto * ■
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Mentre algoverno ancor crede la veti
-\
Et con quefia Sejliua uìen quel Sonetto *
Vaffa la itane mia colma d'iddìo
« •: ^
I*
i & altrifuoi detti, iquab bemhoilEetr:babbi*
foattofentir piactuolnpvr per
l
*accennamene di
..Cice. pufìi.unogiudicar, ehe.ancor alla oratione
.
potrchbono effere accommodati : ,perche tanto
Jeutono dellag ra n ita
,
quanto quella delti rofù
; «
delfiorfentono della dolcezza, più del poema
amica
;
ma maggior gravita porta ancor quel-
Sulpnio ‘
bartificiò diSeruio Sulpriio dintorno, pur al-
fonuendo
[humanafragilità, quell'artificio, dico, che,firn
ir
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abandonar. t i m ateria
,
che tien
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vicino ,
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