Giulio Camillo Delminio: L'Idea del Theatro - page 366

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L EsM A T'E R I E. i; j > , ^
i l i Sol
mai pit* belgiorno non ap&fe ; &
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V aria
, oso la serra
[allegrava>
oso
Vacqttt^.,
'T rito mar hauean pace
, oso
per li fu m i
• fsai
»
Et dalla
medefima fimilitudine, et dalli me
w
defimi configuenti
, oso
aggiunti poco fitto ce­
lebro la preferita dopo il najcimento con quefli
u e rf
.
sa " ■
vNysas • •'/•-
Et
bor carpone
,
bor con tremante paffé'
'1
safenrgno,
acqva^ terra',*f if a ~
Verde fic e a , chiara y fóauez l'berbit
• Coti le
palme & eòi piè fiefia y fipetb*f*>.
>*V
Etfiorir co* hense
ocelli
le
Campagne
sa
sai
-Et
acquetar i venti
oso le
tempefie
'
*■"ivssse
Con uoci ancor non prefle
Di
l/NjA»
,
che dal lattefi{compagne
,
<
sa
Clnafrmo/ìraiulo al mondofiordo
osociecon.
Quanto lume de!d e lfife già fic o
. sa
Alle
predette d u e,
cioe alla
venuta c m tiu itH l
'>>
laquale è il na[cimento, & alla prefenga con ti
sa*‘'
ì
vita dopo il nafiimento ,fegueno due,
che loro
f i oppongono : cioè la partita con la u ità
, chea; *•
t i morte,
oso la
lontananza conia v ita , daqufalMcrttt.
mófiriamo effer , mentre f r i (dam odi alcuna
-i sa.
anim a, die f if e già incielò
sa
lequalinon al­
tramente , che le precedenti con Taiutò 'dettaf i
-
mthtudtne del Sole
oso de
glialtri fin ti topici
& rifaleridono
>oso
con fiaue mormorio corry
-
no. V
eggiamo netta morte di Dapim ie t d i
Ce­
sare
Virgilio hauere ufàto quefio vocabolo éx-
tinfìus
; cosocome
cutfiutidi loro [uffe Statò in
vita un Sòie al moftdo l
-sa
"sa '*
Extinflum nimpha ctjidefìfunrié ÙaphnirJ
Fehatt; •' sa -
1...,356,357,358,359,360,361,362,363,364,365 367,368,369,370,371,372,373,374,375,376,...516
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