Giulio Camillo Delminio: L'Idea del Theatro - page 370

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facefalo ritorno a g h fw ttfo tf
JPaesraerc^5
dico chefragli altri. Ivcftj
, douescsraelsaede//ae
ugnata
esse
delfipartita
p u g g e ael wos&v
apparir? fogofifi
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neluaftw partir ternanof if o n e +. fa f tifa
h a quello c m arwg!tofQ h# tép/t^enZj/t^
*
Faeoeaew
dubbiarfe mortai donneo ditta
. j y
Fosse, che*/c/el
rajfpremuta intorno +
. . a >
Et
ancho quello, cheglifa dolce compagnia#^
non porge minor maraiugha
.
. . . . . . . '•
U ctel di faglie
esse
lucidefanttte
<
.. »
.—
fa'faaccerffe intorno
,
eVi
uijlaft rallegra
Ttejfòffatto ferenda fi begli occhi
..
Et
perla lontananza ,oltra quel/hàhdhbì*^
mo moflro di Virgilio ne uerfi Aret agejr
* «off
fiono
da JfireZfagar quelli del Tetrarca , che non^
fi partono dal Sole .
-
, - . si si. sai
Raero un
fìlentio , unfotitario horrori ffafai\
D'ombroftt feritajnai tanto fftipiacque
*,.si ...c.t
Se non che
del mio Sol troppofiperdt» \
Et per trattarfoeliaipntpnanX* di altrui)
non folamente pofiamo àimojlrar l*incommo­
do
,
ihe nefegueal loco, nelqual ftamo nonni*
anchor il commodo,che riceue il loco lontano
4
*
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noiydoue la perfona
fossa*
comefece
f * ‘
Caen^ope
oltra quell'aìpt^p
. esse,, ,.
La
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deìue il cielo
è
pia fereno &.U*tp &
sisii
• Mi
riuedrai fopra un rufcfa c m e n p e ^ Y
EX
in quel Sonetto ebejotinc a l
V ~
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1...,360,361,362,363,364,365,366,367,368,369 371,372,373,374,375,376,377,378,379,380,...516
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