Giulio Camillo Delminio: L'Idea del Theatro - page 374

nan\e pertinenti o alla nita , onero al luogo
et pojjòno al beneficio delle al.indomite impre­
c a r i modelli
.
Apriamo apriamo le. porte
, le-
quali tengo» ehtufi
t r/ui, che
uedremo l'acqua
pernejjima parte poterci numeare
» Rosojf
che
dichiarilo alcuna cofa della benignità,
s a
dell!-
rit, che può mofirare il.Trinctpe nella Signoriaf.
ma che fa bifogno che in quelli io j/ietta molte
p ,nigni >
parole
.? V
editano filam enti D avid.;, liquefi
ta, e ira in
volgendo il parlare a
D ia,
che ha la SignoriaSl^n° 1^
del tutto,dice
saper
U ben igm tàgy lo sdegno, i.
Ottima expeflaut a te, ut cUs.ilUs cibum in tetri
pore, dante te illi colUgent, apericnte tem a
-
m m tuagi omnia implebuntur bonitate, averte
(te autefi. tefactem turbabuntur, auferes jf'r i­
tum iorum ,
s a
defeient.,
s a
in puluerern
re-
uerteutur
.
E
mittejpiritum tuum
, s a
creabun-.
tu r,
s a
renouabis faciem terra.
J
quot lochi
tutti pojjòn nenire dalla fimilitudme del.Sole, et
da i configuenti
s a
aggiunti pertinenti al forp-
mo Sole
; che
e O io
,
lequaifintentie imito il Te
trarcam molti lochi ^et mafiimamente m quefii
uerfi
.
• cosooso.
• . 'r
A pena hebb'io quefie parole ditte y .
v
Che mdi lampeggiar quel dolce r ifi, fo
.0 1 un Solfu gì# di mie uirtuti afflitte
. - .*
Era
adunque ta benignità dellafu a
P orina
a
g u fa del Sole , chefolleua i fiori laguida
,sa coso
bàttuti dalThumìdo della m tt et f i fiiafcìaua ue
derfirena .e di nuom Vabbatca^mentrefim o
firaua turbata
d p er^ y^ fle Mfip.ouc yti
osof- -
»
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