Giulio Camillo Delminio: L'Idea del Theatro - page 355

fer fimilitudme ancor la cofi afiirnigliatA
,
ini-
ferocbe «compagna col fior languente ancorati
giovane ucctfo , cofi :
Qualem virgineo demijj'um pollice fflorem ,
5eu
moliti m olti
, seu
languentis Iryacinthifo/it
Cut
fulgor adirnegite dum fua forma rctef
No/i
tam mater alit tellus,uries<f mnufirat
^
eoso
il Tetrarca
.
Comefior colto
Lingue,
Arv*
.
Lietaf i dipartio, non cheficura.
Ilqual Vetrar. imitando perauentura uno CQtdn
le a a enfiamento xche io mofirerò di Cicerone *
abandono parimente lafeuera materia della ca­
ducità della hnmana vita fopra la fina radift
patta
> s a
tuttofi diede afarla fentire altrove
«
piifece , some Virgipoj, riqualefe abandonò la
materia nella fua propria form ala dove ella
nacque ; trattò nondimeno la fua fimilìtudinet
fopra un'altra co fi
,
che uenitia parimented a l-
Artificio
la natura: ariZj il Tetr. lafciando la detta m a-
«lei Penar
ieria alfuo loco naturale, lafa veder phé pienti
di compafiione
,
non in altra cofi dì natura con
finale
;
ma nellafimilriudine dilla natit
,
che è
effetto pertinente ad arte ignobile
.
Et in vera
Jeia rofa appar bella tra le cofe naturali, £ rf&
mette pietà per ilfio Cubito languire ; che dire*.
SJmìlltu -
njQ della n a ve, che uien dall'arte ?
Quae
fia
ue*
Emùe con
ramentefolcando rimare tranquillo a piena ue-
ìa ulta hu
L t
,
mentre l'aere
e
fercno diletta tanto,quanto.
f*una‘
altra cofa dilettevole ; & anco fe fubito fitffe
affalita dalfuror de uenti,{y percoJJ'a in alcu-
m fco g lw v tanto muove in noi maggior dolore^
1...,345,346,347,348,349,350,351,352,353,354 356,357,358,359,360,361,362,363,364,365,...516
Powered by FlippingBook