Giulio Camillo Delminio: L'Idea del Theatro - page 284

S O P U A ’L r. S O N .
IO;?
di Laura. E ta lle jiq .
Oue è lafronte che con piccia.I cenno y
V olgeal mio cor in qucffi parte c tn q u i1.:
si
Ma
cì)$ diremo più■ per maggior
rln/nseaetnsev to
quella noce Ragiono yche
poso
in luogo ai rido
.
o canto
?
Certamente quantihi pie il Vetra.u:
talliorfifra condotto a concederfi il rifa .come A -
J e 6 % .
,
fa"
\esse
In roso ,
in pianto yfia paura., effiem ey
.
Nlt
ruotafi ch'ogni mio flato injqrfa ;
:
■Nondimeno alle 7 6 fece quel Sonetto
. • psa
Se
7
dolce sguardo di coflei m'a neide
;
Nel
qual rafferm a
,
ne anco per il lieto nifi d i
Laura pigliar perfetta letitia
,
havendo riguardo
per molle prove a la
*
nobilita fua 0
sa
quello che
poco tempo durerà in tale sfato
.
Adunque f r e ­
mo fodisfatti al prefente d'intendere
,
perche il
Vetrarca non ha voluto in quefia miflioped i dol­
ce 0 di amaro , dar ilfito contrario,a l uerbo pian
go
,
chefarebbe flato Rido , 0 perche anco non
ba ttolato dir canto
,
ma Ragiono faefjend
*
verbo
acconcio a lignificare tanto d'Aleggiamene .da la
pena,chefc ben batteva cagione di ridere o di can
tare, affettando toflo.il contrario per la mobile
natura di Laura, almeno.hauena-tanto diriftoro
,
che polena nelle compofitioni fue dar .inditio di
non piangere
.
Imperoche ragionar/offono yfen-
Za impedimento di pianto 0 di lagrime quelli
,
chefono rimafi di pianger/;,fe ben xnqlto non s'al-
legraffero . Tra le vane ffietanZj
, queste
noci
acconciamente rifpondono à quel uerbo , Ragio­
ne*
Et
quelle cioè jL'Inaii'dolore ? a Piango
.
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