Giulio Camillo Delminio: L'Idea del Theatro - page 280

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S O P R A ’ L l x S O N V
i of
Mai non lascia seguir chi
troppo tl crede
.
Et
benché non dica nel giovan i [unno
, 0 ;>el-
I
l'etd
fotmachiofa
;
nondimeno dicendo Gioitemi
I
errore,
y[eia per iutef i
,
cheli fojfrro grattati d a l
*
giouenilfilin ogli occhi mentali .
Ma
nel primo
capo del
T
rtonfo d'amore
,
alle
145’.
dtrnoflrand
#
t
reta,
nella quale conobbe amore
,
diffe
a
lui sia
l'herbeg ì a di pianger fo co ,
*y
n se
Vinto dal fanno utdi m a gran lu cefa y:
Dotte po/e l'herbe per l'appetito
, si
còme al fuo
luogo dichiareremo
, sa il sanno
p er la cagione
del predetto errore
„ Ne
dimorerei tanto fipra
quefiofannoJe molto nonfacej/e per quefio Sonet­
to
,
quantunque nominato notrihabbia
.
lmpcroT
ì
che quelle noci
.
Ma hen ueg'gio hor
, sa
l'ultima
del Sonetto
, Sogno ,
patt engono molto al
satino],
che ci bifogna intenderefitto quella uvee Errore
,
fi come al fuo luogo f i dirà
. Quando era in pai*
/
te ,
rimuove meglio U colpa da Aggettandola nel
l'età giouenile
;
nella qu.de 1'buomo c altro da
quello che trovo poi nella matura epa
,
non fola-
mentefecondo la fiftantia materiale
,
la quale
d i
continuofi ua cangiando fitto la medefima fo r-
ttia
, corwe
moflra Arifiotele ne li {noi vrelicm i
ma ancoraf i muta t fecondo l'opinione , come d i­
ce
Platone.
Da quefie ragionifi mojj'e Porfirio rie
i predicabilifuo i adire , che Socrate vecchio è al
no da Socratefanciullo, volendo dire
T
d?e cia fcu­
riliuomo (incor da
sa
m ede/mio è differerite^ fico do
1
l'età
. I
mperoche uaxangiando l'openioni, f i co­
me cangia l'efo
se
M ^iffaetrarcq, confederando
che nell'anima
,
che è lafir ma (perccfiSr&ì) jtffo
1...,270,271,272,273,274,275,276,277,278,279 281,282,283,284,285,286,287,288,289,290,...516
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