Giulio Camillo Delminio: L'Idea del Theatro - page 275

i n o
E S P O S I T I O N E '
F
(tuoi
a
fui gran tempo
,
onde finente
Di
tne medefimo meco mi uorgoglio ;
E
del mio
waeneggi.tr
uergogn.t e lflutto
,
EV
pentirfi
, eV conoscer
chiaramente
t
Che ,
quanto più ce al mondo
, e hreue sogno ,
V o i,
.Quefia uoce pofìa nel nocatino
, sa/i-
^it esser
appoggiata a nerbo ha tenuo faticati mol
ti, i/
quali a gran torto ft fono ruaravigliati,che'l
Petrarca
non g li Labbia dato uerboji come diede
atte
! i S.
O
uoi chefifa irate a miglior notti
,
Ch'afiottate d'aniQr
,
odite in rime
,
P
regate non mi f a più cruda m orte
.
Doue
quella noce
V o i riposa sapra
quel ner­
bo y Pregate . Quufi che tiitùi li libri Lattai non
f a n pieni di quefia maniera di ttoca!iut , iquali
g li autori fig l
tono
mettere fa effe uoltc a v a n ti
,
per
apparecchiarfi attentione
,
qual è quella prefio
a V irgilio. T ityre tu patuU . OMoclibec Dctis
noìm y y c . y nulle altre y apprefio i{ medefimo
Petrarca alle
j S .
Voi,cuifortuna ha pòfio in mano il'fieno . Doue
n
oli
mette per altro il detto uocatiuo 3 fi non per
far attenti i
P
rencipi alTinterrogatione chefig u e .
Che fan qui tante pellegrineJj>adc? y c .
I
/ perche dico , che* il prefinte pronome y nel
cafi uocaliuo
,
sfa fifaefi da ucrbo
,
ne per altro
e
pofio y fé ìionper mettere attentione nella mente
de' lettori
;
che dimanda quando .
Otte fia chiper proua intenda dtnore
,
y c .
Si
come
dicefi'e
*
O
uoi che leggete
i
diuolgd*
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