Giulio Camillo Delminio: L'Idea del Theatro - page 268

• S O P R A 'H E R M O G.
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Del numero dellepafiioni che poffono effer promn
date con le detti duefenft puri, 0 affm tiffijbm
cinque
. 'Pmwo
mitigatione yfacondo mifijrjcor-
dia
,
ter^h tim ore, quarto trtjle ig a
,
quinto de­
aeraliotte,
A ~-4■
vs.
'
S E N S j l D I L E T T E V O L I .
Li
Jiletteuoli fenfr, olirà che fiano horpuri \
perche non affumono ,hor. affonditi
,
pere/?e af­
f i mono ,
. *
i
Deiprimo grado fitto tutti li fattolofi,m a quefìi
perchtneWoration O zile partorifeono baff&foa
,
O
emofihene cafhgo con le cofe proprie della
pre-,
fie \\d % tagliando quelli per ifpedirft lofio da loro
si
Et e
da notare ohe per mio auifo, per. una*di Aqc
cagioni faranno dilettevoli : onero
,
perche d e t ­
teranno lubilo il lettore di loro natura , come ap*
pare in quefìi gradi dati da Hermog. onero per
a
che conterranno cofe , che dilettano colui fon -cui
poffono cadere
.
Si come è ia pafitone d i diletta­
tione
,
0 fin tili
.
ìlche fi può da le loro tratta­
tiani facilmente comprendere . L'éffempio adutt*
pie di quefio primo:, grado darà il bel Sileno d i
V irgil
,
‘ *voso
Del
fecondo grado
;
fono tutte le narrationi
vicine a {e fauole
,
0 di quefìi fia ampltfiimo
effempio la
C
an\one delle trasformationi preffoL
Fetrarca.
'
'•
■*i
.
Del
terzo grado fono tutti quell
r
fauolofi,
ma
\
addotti in confirmatione di alcuna cofifaome v e ­
ti, quale è quello di C k er,in
Verr..10,3.
Zryphi
*
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