Giulio Camillo Delminio: L'Idea del Theatro - page 260

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S O P R A H E R M O
0
.
t i ­
fin e y
Coso
k caufi n obili
, coso
ignobili fanno rice­
ver
,
coso
lafiiar di fuori le forme, chepofi'onofar
fammifaion y grandeZfa
, «e sempre
effer gran­
de , ne pjfctola la deliberativa
, ò
la guidi etale
, ,
ma
taihor grande
,
taihor picciola
. Wt/e fusa
adunque
, coso
ncceffariafava di fottilmente inlett
dere*iutte quelle particolari forme
, le quali noti
folamente conflituifcono le tre predette uniuerfah :
ma ancora
,
per la loro preferitia ò lontananza
,
quelle
,
coso
humili
coso
grandifanno divenire
. Et
prima mi piace
,
che nelgrani?ambito fi conofia -
no le tre uniuerfali
, Cosoptu tosoo quelle
tenute da
Hermogene , che da Cicerone , per efferpiù vici­
ne àia cognitione. Viacemi
, dico, che queste sia­
no prima
conofciute
,
che le particolariJequaligià
ùedmente fi offeriranno
,
fàpenclo noi y che tali
fa y i d i , cotal uniuerfide cofituifiano y y fempre
\ la
uniuerfileè più propinqua a la cognitione
,
che li fuot particolari
. Et nel «ero p>u
facilmcjn~\
te dal tutto à le parti,che da le parti al tutto ua U'
nofira cognitione al primo affetto.
Hor
volendo noi trattare de le particolari for­
mefottilmente ypiglicremo quefia più facil u ia
,
che
fapremo conofiere
., Et
quantunque quella di
Hermogenef a y uera y d ivin a
, eoso
perciò da
I
tenere , nondimeno non
e
fifa cile
,
che alcuno per
!
lei poteffefenZ# gran fatica hauer quefia nobilifi
\fama fcicn\af Ben aflàifarà. à darci à vederepri­
ma lefette generaliform e
,
cioè la chiareZga & c*
Et
poi come la chiareZ^a fi divide in purità y Ite
à ie Z z a
, EV
la grandeZgU tnfiuerità, affireZgay
nehanenz
* ,
falendorer uigart ^ yin a fjo n tiu a m
1...,250,251,252,253,254,255,256,257,258,259 261,262,263,264,265,266,267,268,269,270,...516
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