Giulio Camillo Delminio: L'Idea del Theatro - page 213

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U T O P I C A D I / M.
s a le
fintentiofe proprie , che netti loro femplu*
componimenti : ma nella virtù fono rnedefipie.Et
pero vengono a fa r Jenfi di una rnedefìma forma.
Et vogliamo quando ben avanza/]erode coflrut-
t io» di'uno concetto , che fano confernate in uno
d
t questi
luoghi , per mento della loro dignità.Et
per batterle tempre pronte,
s a
accioche fi poffari
#
conofier dall'alt r e
,
vogliamo , che le tra/late /In ­
tentiafe (t.ino con quefio particòlarfogno notate
,
— . Ne
rrn rimarrò di dire, la locution trattata
batter gran virtù , nel dtp/ngejr le co e davanti r
lidie maggiormente fa la figurata che fógne» Ma
la pittura y che fógne dalia trafla tit>ne,uien fola-
mente dalla cofiyomie ti tra/lato cTlatio pre/o, che
per correre alla mente no/ha la cofa
,
onde è siala
ir.uftrita la noce
,
ci fa quafi veder/ìnule quella,
à cui è traportata,qual è quefio. di.
V
ergilioS-t pa
iris Ancbifjtgrem/o compiei htur offa.Cofi wntato.
dal Petrarca pariando^ alla-terra y
otte
era fenolia-
Madonna Laura» C h'abradi quella,cuì vedo m i
tolto.Ecco clic,per udir, noi quella noce abbracciar,
corremo-con l'animo a quell'atto, fignificato uera-
mete da qitefia noce,abbracciar. Et cofi et par qua.
fi veder un non (o che davanti per ejjer dato, co­
me atto d'huorno ; alla terra i»fenfila le
. Mae
la le
-
CVti.Qti figurata, quello che mette quafi nel Co f i et
lo de* ItUori, ìto n fa je non per la virtù del luogo,
onde effOc f i muove-., il perche Virgilio hauendo k
far tirar il medefimo, concetto,ehe è di jepeltr
, cosa.
dijfe .Oneranti membrafi ptdcre-.$rendendo la
fise
g u m dal luogo detti configgenti %mijÌA in alcun,
m avk c m quella de «li appam ifo
1...,203,204,205,206,207,208,209,210,211,212 214,215,216,217,218,219,220,221,222,223,...516
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