Franciscus Patricius: Della historia diece dialoghi - page 91

■qui ve, mor.
? imi. Stupì eglialhora,&
perche mor­
to
? ‘Pere: oche
io
fi,rifpofi
io
tutto
treman
part
mio. portal a
daldijuierioehintendere pia alianti della minore bifioria, s'ufei-
r.l
dime,
gr correrà
mi
dietro
;
g r
potrebbe ella entrami
gr
auuer-.
rehbencne
forfè
qualchemale. Sbigottì tutto à
parole il gioitane,
gr
tiro
f i
immantinente mpaffo adietro:
g r
temendo nonforfè egli
fi
foffèabbat
timo in alcun
mago incantatore,fiibito s’ufei di cbiefa dàgranpaffòEt io non .
badai
gittarglimitantosto dietro. Maio non fui motti
egli
mi
uenneincontratomefier Lorenzo Guidone da Crema, un de più cari,
gr de più dolci amici, ch’io\jnl
hauefli.il quale
incontro,
gr
usdatomi più alterato che
nò-,nel u fo , diffe
Et
noifi preitohfo & fi
tr
ammusato ?
Et
io
tilhuorno,per ribattere l’animamia,che egli
porta ma. Fermate,foggitm-
je egli ; gr come è,ch'egli l’animauofiraf i ne porti? Et cofi dicendo,mi
Le prefio per la
rnano,gr
mibebbefermo. Et feguitò. Che
telo à me, come uièfata
rnbatal'anima? Forfè
ci,fe ’l
contate. Ifid ia
inuidia,ch'io'lui
dica,rifpofio-,ma tanto .
tefio nonfa nulla,
ripreficgliygrditelm. Marmàgliaquanto io
giunfiio,nelcuore,di
fapercdelaminore bifioria. Etera io poca bora
auiienutoin
quelgentili)
uomo,
ehe
f i
u à
.
ilquale à molti miei
, f i
era
difpoBoà
dirlomì;grnarratomi di lei
b
diurne cofc. Et parendo­
li
d'bauermcndetto quanto il
bfogno,fen’egito
del doucre. Igeila
cuipartenza,l'anima mia,non altrimenti che l'ape leggiera $ rumenta addof-
fo àfiori,figli
è
auentatadofò,per
tutto quel dolce deli’bifio­
ria predetta che ella fi potrà . Et cofi egli la f i portafico.Bene,gr ellafi tor­
nerà tofio à cafa,diffe rneffer Lorcago,s'ellacofi fara memoriofii,
è l ’ape.
Et però
andiamo.Et cofi
>
mi fece
riuolgindietro:
difie.Et che ui ha egli,della minore bifioria dinfato ?
. La onde
io fattomi da capo, tutto perpunto gli raccontai ciò che mi balletta il genti-
thuomo dinfato.Et rnefferLorenzo diffe,adunque egli è tornata
foia che di tutto
uiricorda.!’càglio che fi, rifpofi io,ma eglifarà pili le
mente,che
ella
fi fia
raccefa
hi
me da raggi della uofira
,
nella gufa che
delafipentadi recente,per lopropriofumo
candela acccfa il
tocca.
Etcotcflc,rifpofi egliridendo, puòte efjbr leggiermente. Ma che
d efiderauateuoi dapiada quel gioitane
cofi ui
andare l’ani­
ma? Che egli
mi
diufafcpiudistinto, rifpofi
dell'biffo
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