Giulio Camillo Delminio: L'Idea del Theatro - page 53

il.
D J S.
I N M A
T .
i
eh#certamente è marauigliofo
jLumiuhdbLMtil^tà -n o n delladegl
to condi a m u d ^ l t m u fiì^ A é e e fiih a b -:
bi^ qtK ew jidite delle ragioni mie. E fface/y
I se Dio
clxio m n f f i t cofiful partire
,
qwnse
chiamato, ch'io monti
a.
xauallo; ch'io pu^a
•lungo difenderei i mieipenfieri; de' quali bufi-
t
%aparte Vofire Signorie hanno ancor fentito
dalli lingua mia
;
dalla quale uorrei che vdtfi
J'ero ancora quejh più tofio
,
che dalla penna..
lm peroche, ne il tempo m i concede, ne la efer-
c ita tio n e ch'io pojfa mofirar loro in quejìi po-
cìn figli. tu tto q u efcb la vorrei,con più purga­
ta lingua
j
clliquefia. non'farà . Etfnupero^
'ancora clien o n m fiacvq M ffcr/uerep)^\[uefhi^
^
^ ^ J ^ ^ ^ ^ ^ ^ ^ n ru eg g o ch c an-
oor in quefia purifUrna
,
& ,, uolgarifhma ma­
niera dydurepotreifar meglio
,* ;q#aWo mise/sa
/e
conceduto fuu tempo
. . Md *
quale^ellafi fia,
V .
Signorie l'hanno fa tj/t efi'er.talc.y eonflrin-
m
gendonn , che in ogni modo io h,abbia affid a r
loro alcuna delle ragion m ie.
,
Vostre Si>. ddurs
ique
attenderanno a quel, eh'ionpirei dire
>noi»
alle
parole ; con Icqualiiodico,.
;£ p ,
Jefaran­
no, degne quefle carte de g h occhiy.gy, de g li
orecchi di
.Mo/ifi..3EJvlB^i;facciano s
pre-
g o ) la mia
scusa
r^M ican fiafu aS . ch'to nelle
;
'flre tte ffe di
fi
poco t^mpo,
py
col capo a mjl
-
le,<ofey no/ilho potutofar,megjio, ne rimaner*
mi difare.ys'ionuleuafaticare a
V.
Signorie :
1...,43,44,45,46,47,48,49,50,51,52 54,55,56,57,58,59,60,61,62,63,...516
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