Giulio Camillo Delminio: L'Idea del Theatro - page 48

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' -Fsjeti
quid uohii mifcro mihdfloribus aufim
'?erditu$,y liquidi* immifi fantilms apro*. .
XV
cjmdi utrfi appare una pura y libera con­
fezione y-accufation d d fuo errore, fenda no!
gerla in altrui c'è ri ue'-o
;
che il Petrarca *d-
trvuc introducendo ri Sonetto per la efclama-
fi orie
,
poi che ha rhno/Jo la colpa dafé, y da­
ta al tempo , y a d e li, ritorna ad accujàr pur
fé medefimo ; quando dice ,
' ■
O
tempo -, o etcì uohibd, che fuggendo
Ingannii ciechi e miferi mortali;
O di veloci pia , che vento y serali %
H*r
ohe Xperto uofh’efrodi intendo .
Mae
feufo noi <y me si efio ripremio , y c .
Hora
Signori
,
ampifim o campo mi
fi
para da­
vanti ,fe tempo fofie di mofirar per quanti mé
-
thodifono introdotte le dette accufiutoni fiqua-i'
li
nonpoffono hauere infegnato i K hetcrt
, per
non effereficefi tanto al baffo
;
y pur' fon ne-
'
cefiarij . Et poichéfono conofciuti; danno grate
ccrteTffa a g li Scrittori di non comporre a ca-
f
>. Hl
fenTfitch'io adduca altri efenipi, potete
ben ancore tedere , che molte altre accujatiom
della maniera della predetta non fono introdotte
per me concitate
r
come le predette, ma per me
quiete y non ejclamanti, come quello pai
r im­
pressa
il Petrarca
Spmfe amor y dolor, cue ir non debbi
■ La
vita lingua amata a lam entarfi
. n '
D
otte il meth odo è ta le , chefidatam ente mette
Cerrorem primi loco; e nelfecóndo tacj*ifati<m
;
deli'errore,:
fi
come fece>Cice.fen d en d o ad
Ar-.y
1...,38,39,40,41,42,43,44,45,46,47 49,50,51,52,53,54,55,56,57,58,...516
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