Giulio Camillo Delminio: L'Idea del Theatro - page 49

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/ex noi w/7«7iWe-
bat
:
qvam
f i
ut e
fi
promulgata
,
laudare, uo-
luijjèmus .i a v t
,
ut erat negligentia
, neglige­
re ; nocere
omnino n&hfo-noìy potm ffet
.. B se
■miti primum non modo ccjfilivm d tfvit.,fed
MÌam ohfuit c o t t i inqtiftm fitimns in veflitu
mutando
,
in popolo rogando \ & c.
B
enche
sa-
ancor di far mentiva deg li errori
,
m a in
quella del ¥etr. fegue unageniti confolatione
j» ,
pur rivolta in lui medefim o. Scrivendo non-
dimeno Qic. a Terentia nel quartodeamo delle
famiglia r i
,
dtfirugge nel primo loco la confo-
!unvite offerta a Im da<Terentia\e accufa fe me .
defimo per fitr maggiore il fino cordoglio
ij
\ y
pbr muovere maggiormente ,d;ce cofi.
Quae*
font tvfcribtsìfato fa£la putarem 'f errem pav
■lofacilius :fed omnia funt mea culpa cotntnifi­
fa x quod ah qs me amari pvtaham
,
qui invi r
dehant. Crc. Cofi D ideme appreffo
Virg.
uolen
*
doft acenfiar }f i lena nel primo loco tutte le vie
di poterfi confola r
,
quando di ce.
• '
(priores
lieti quid agam ? rurfium ne procos inifit
Experiar
?
gyc.
Ma
il
P
etr. udendo in ogni modo la confolatio­
ne
f i
la riferha didrielo nel Spn. di
si
opra mo.-
firo. iquai configli non poffono effer conferitati3
fienon infume co i detti.
Et
qvelyche hobliamo
detto della prima f e c i e della accufitiione, fut
detto ancora dell'altre: chehor l'intento mio
no» è di trattare di quefia a rte
,
ma di, fitr.là
probabile appreffo di V Signorie. Et certo,Si-
p o r i ptlli,che«ridono , «bt.
Qkmiacr£g!£fe„
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