Giulio Camillo Delminio: L'Idea del Theatro - page 305

T}o
G R A M M A T . D I M.
hi fi trottano , fatuo che li due primi , che tali)or
colfofantino verbo i'accompagnano , fi come ap
-
presse
il
(Vtr. sa
ciò che non è lei ». One manije-
fianu nte erra , chipcnfii di poterai interporre que
f a particola iti
.
Venioche la medefima fiuìten\d
e
nell'opre Latine del Poeta
,
con quefie parole
.
Et
quidquid illa non efi
.
V
ero è , che per rtiro-
uarft t detti due pronomi cofi rarefo Ite nel primo
risse,
non configliare alcuno a doverfi porre in co
fi f
itto modo
.
Diremo adunque per regola gene­
rale,lì detti cinque prenomi efiere in enfi obliqui
.
Et
in qualunque
coso
fipongono
.
E t
y
cui
y
non
pure m ftngoUre
,
ma in plurale ancora
ma
quando i primi pigliano queflafillaba%
C O. per
augmento in prinetpioteranno pronomi communi
Ììt tutti li cafi, dicendo
,
colui
se colei,
coloroa g ­
giungenifi ancora
,
che
7
primo d'altrui è a tr i
.
La qual voce yparimente
e
commutryyd plurale
,
dico apprefio , che (piando fi ufiera quejh in fingo-'
lare , non /èra bifogno aggiungerli fofiamino no
me alcuno
.
AltriJo che ribara più di me doglia ,
Mae
quando fi mutajfe
I ,
In O
,
allhora diremo
altro huomo
.
La medefima maniera difuggire il
fofiantiuo tengono
.
Quefit
,sa
quelli
,
ambiane
pronomi nel jingoiare
. Qwosoi
m'ha fatto men
.
Sono
ancora jrrGnomt
sa
communi a tutti li cafi
.
Esco j Esse,
Pilo
,
PAla
. Q«esc/
altri prenomi
,
M i , T / , M e ) T e , S i , S e . Non/c’iiosoJ
difjeren-
%afi trovano mfieme collocati
«
Tercioche mentre
firifjt m elo fi trovano pofinnariZj al verbo , pi­
glian o la terminatione in
1
,
Come
, M I
mosfi y
s a
quella fera
. Mae
mentre tra loro
* cosa «jaeul*
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