Giulio Camillo Delminio: L'Idea del Theatro - page 184

Gl V LIO C A MI L L O.
u
quelliy chefignifica no mia cofhfila
%
o per la pro­
pria nirtuie y oper la prefit della confaetudìne
.
Semplici delfecondo grado fono tu tti quelli
sa
che con un^fila uocefignficano più cofi: diuerfif
fim \a virtù di trafiadone .
Sono adunque alcune uoci talmente Proprie
come quefia, comPafiionighe qttafifi dimofìrano
nate con la cofi fig rificala x Imperaci?e talmena­
te la detta noce e(prime il compatire
, coso
qua.fi il
compatir il dolore
,
che fi piglia dal mifiero
,
che
in noi la muove
,
che pare infieme con quella efi-
fer Hata prodotta. Et il fcmmo grado di p ro­
prietà prende dal non lignificar altra cofa fuori
del predetto affetto humano»
M
a non tu tti
firn
d i tal dignità. ìmperoche alcuni fin o propri» ^
non moflrando in virtù ragion alcuna della fina
proprietà, come trovar y cercar
,*Coso
fim ili. Et
quefia proprietà
,
benchéfia per fé
,
pur snon ap­
petir tanto inienfa come la precedente
. A
Unni al­
tri per lungo ufo fono divenuti propri}» Che nel i*c
ro chi ben riguarda ,fono formati da' traflati, co­
me conforto y cheforfè mene da quefia particola
,
con
, Coso
forfè . il perche dimofira U confilatìont
tffer detta perfortificar il debile
, coso
enfiato ani -
mo » Et fofferir
,
da fah
, coso
fero
,
che è del
corpo y
Et
purf i è tradotto
,
dal corpo allanimo »
Che per l'animo Solamente la confaetndine Tu­
fa . Et la confuetudine chiamo quella de gli] au­
tori , come quella del publko parlare
*
Tutte
quelle uoci adunque, che ci verranno cTavanù id i
che alcuna almeno delle due ccnfitetudmi thab-
hia in cofiume rfig n aremo cerneproprie.Etf i ce-
A
V
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