*) I VL I O C A M I L L O .
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artificio fitta
,
merita immortai ’lode
.
Veden
dolo adunque noi cofi d fin tam en te ordinate y
fe vorremo ufiir la proprietà, dclii quale non paf
fiamo meritar altra lode, che di faperia, bace
remo luoghi certi dove andar, à prenderla
. Hi
fe
vorremmo motivar del nofiro ingegno
,
potremo
aixhora ueggendo le colonne del!orlifid o fe ad
tmitation di quelle far delle nofire
,
fe. comporre
mo in quella lingua ^
Mae
fidi» vii altra
,
lode an
cora grande farà d i non.melier altro artificio, che
di farle $1arcofi bene in quell'àltrMingna r conie
fece Tautor nella fua Et cofi dìmofiraremo quafi
una contention delle lingue
.
Sia adunque cofi à
bafiarifia rtfpofìo à coloro
,
che porta/fero opinio
ne , che cofi fottìi difiiniioni niente facejfero atta
compofitione : quafi che foffe lecito
vdae
un con
fu fo tumulo di lingua , quelle parole & quel
le locutioni poter prendere, ad efprimere in a fri
concetti
,
che prima ci uenijjèro alle titani*
E
t non
fi auuegono Marco
T
ullio
sol
per fi aver à Jaoi
\ luoghi tifata quella parte di lin gua, che g iu d i-
ciòf i mente., dove a , „a m r .m eritalo il gnome di
Principe d i eloquentia . Che ben,altri ancora al
fuo tempo hanno ttfitto .jqiuìle. medefirne parole
nelle loro compofitioni, ma
non.
forfè cofi al fuo
luogo. ìl che quando,nonfojfe tanto>nece(fariojion
havrebbe nel fuo dìuin oratore dato in precetto>
quefìeparole
. .N oum t
primum ujmgnaturamge
nera verborum fim plicivm
>s a
copulatorum de
inde qm t modii qnidque dicatur ^ J à c.f rnaràm-
g li alcuno yperche non cofi lifim plici vogliamo in
pia, colon n epartittycom tlelom ionf che nel ve*
' ‘ A %
y.