Franciscus Patricius: Della historia diece dialoghi - page 134

'ilifamofi.Ma
io
temo
leFurie.Voi fiele molto
t i m i d o , ri
anco-parti
dtll’hiBoriaquelle,chedi molto tempo fono paJfatc,o per altro dal
noBro fa tto lontane.Qualefarebbe d dire diffe egli. Quale farebbe,rifpofi io,
s’io hauefii à
fcriuere
la Ultadi
Limone Mthcnimi facef i d
bellezza,& dalla grandezza, dell’animo di alcun Darnone Tcripolta.&
-
contafi le
difa.ucnture,cbeper cotali
qualid ' an i
auuenute.O s io hauefi à fcriuere la
ultaandò le
prodezze di Gaflo di Fois,et la prefa di
la rotta di fa.uenna.Voi le
andate ben ricercando,diffe il
Catanco,coteUefono io,che il
faccia,ò m c f l e r T . B a t d B a r i f p o f i io;mab lofùrito diClio, i l quale mi
dice,
che
è
nifono alcuni
biBoncifqualiprendendo fcriuere
tut
ti
ifa ttidi tutto
i lmondo , c b e
auuenneroin
tempi; anchor
tengano à colui,di cuifi fcriue.O quefla
è
bene fran a cofa,diffe egli.Ver certo
fi
b di fiio,ma ellafi f a ,& da molto nominati. Orafia come non
~
tene ti all’hifloriapoifono tutte quell’altre par ti
tutto
che
acre,nonperofanno per lo fine di lei. i l quale è di infegnare à uiuere ulta dui
le,et per quanto
f i pufbcata.Etquali fono cotefle altre?diffe il Cutaneo. Elle
fono tali, quale è ildifcriuere le dinife delle inf egnegl i
dell’ar­
mature,}guernimentì della perfona,et le barde de cauaUi,&
altre
cofe troppo minute. Sonofoucrchi anco rumori,& le opinioni,che tiene il m i
go
dì alcunfatto.Et ciò, quando e f i non fimo cagione di alcuna attion illuflre.
Et quesìo nido t proprio di colorofi quali
le hiflorie de lor tempi.V oi
dite il uero, rifpofi: egli.Et è anco nero,rifpofi io,chefia loràproprio nido
lattone. Et queflo
è
uero. Et forfè alcun a ltro
.
Alami non diciamo mula di
coloro
,
che o per amarezza d ’animo o per altro tacciono molte delle fs -
guite et auuenute cofe
iUuBri.O,cotefiab
degna
di gran biafimo.Ma quando altri poi,foggiunfì io,oltrai fa t t i. Vi pone il fl«x
giudicio, o la riprenfion d’a l t r o f c r ì t t o r e , o tae fi del
nanamente?. Si bene,rifpofi: egli.Etquiià io incontanente mi ammutii, quafì
. da grande incontro ritenuto, jllh o r meffer Camillo diffe.Et che ni fopragimr
to ò
TatrÌdo,checofifabitofiete
amutitoÉche
meff
mio,uorreobe,rifpofi io,che una cofa,che cesia à dire f o l a diccfii. Et io p a ­
che ella e cofadi grandifumo Intorno,et molto dal inondo battuta in prezqgo, la
u o r r c i t a c e r e i p e r c i o c h e io temopure il casiigo,ch’ioni ho detto . Ma l o f i rito
di Clio, mi cruda,& mi tormenta.,& e forza ch’io la
aduna;,difi­
f e egli.Egli b queflo difli io,che uibh'iBorico di gran nome,
alle
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enno,diffe ilCutaneo,che do habbia fatto? Si
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