Franciscus Patricius: Della historia diece dialoghi - page 64

atto
dibramirà. Mi ritiraiioalhora toftamcntc un
a dietro : tutto
f o m e n t a t o , difi
.
Et io nonla nof i o con noi
o
gentilbuomo;pofiia ch'io ucg-
go,che noi la miete b r u n a m e n t e .Et come brunamente
fuggite molto toflo
.
lo certo fi,hiquefla guifa,rifpofi io . 'Percioche non
mi
conofiomolto
n o l e n t e h u o m o .Tip,foggiunfe
cofi amicheuolmente ne ragioniamo , f i noi miete
0'
in coietto modo rifpofi
ioJhbito
micontenterò io di
farlaìjPerciocbeio f
z ila perderete uoi, diffe egli. Tflopo difi, rifpofi io, ch'io guadagnerò , impa­
rando da uoi cofi mona cofa. Et per qual cagione, rijpofe egli,
uoi
cofi
nuouaopinionla
mia? Perche, rifpofi
crederòeh'alcuno
hittorko , habbia uoluto dire la bugia.
>
una bellafcìocchergca: & par bene,che uoi nonfiate molto
delle at­
tioni de gli
huomini: &
uiinganate,àgran partito.
fono
f i io,tutti gliInfiorici, buomini da bene ?ò cotcfla,
ei ridendo
f e ­
conda. Ma io ueggo,che noi non ciaccordiamo f be’principi. Et
meglio
ch'iolafiidi ragionar con m i, &
mi
uolgàquefli Signor
n o . Quefio d ir e , fu à me unapefima nuoua.
Contile, &
al Borgbefe, & a quegli altri,con calde parole gli
che quel gioitane
pregaffero,che egli
uolejfiparlarmeco:
bene io non
nulla,
pefauaperò
oltra modo,ch'io f o f i da lui tenuto indegno,! cui egli della
■tàinfegnaffe dell’hifloria.Compiacquero
mia diman­
da: &
fi
l ’efforarono, eh’et fu contento di meco ragionare
.
i l che, totto ch'io
nidi,cofi d ifli
.
Perche noi
uegiateògentilbuomo,ch'io fo rz a ra
mi
monef i à credere la uottra opinion per nuoua, io ni renderò ragione della
mia
credenza
.
Et fu ciò,
ch’io
miricordaua haucr
cofi fatto
ammaettramentoper la hifloria. Che la prima
legge fo ffe ,
ch'altri
nonfoffe ardito di dire inhifloria cofa
lafeconda che non
f e temere di dir
uero.Laterzach'egli non appaia,che altri, à gratta di alcuno,
o
ad odio
firiua.Le qualileggi,cofi come à mepaiono,che benfieno potte,cofi
mi do io ad
intendere,cheelle fieno daglifcriuori della hifloria fiate affiniate,
pouerellonoi, rifpofie egli alhora,in aria
eglif i par bene,che uoi te
niatedellofierno.Tfqn
là auedeteuoi,chef i le leggi de Trencipi padro
mondo, nonfono obedite, ma il pia,per poco,o per nulla riputate ; che lo fleffo
fipo ffa
fa r etiandiocontrale leggi diCicerone .
fu à di fuoi in quefio
conto
.
Tojfoioadunque co
. . .
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