Giulio Camillo Delminio: L'Idea del Theatro - page 512

T)att'intentione dette quali lettere d'el nenie di
L v c x
E T
I A ,
fr
come appar per la detta
dimufiraij/one
,
pojjono efj'er levate tutte quefle
( I n t e n t i
L a
c A R A ,
r. 7 c b , CREA,
R A R
C E R T A , A I T A , C 7 R A ,
R J T., E , A R T E , i R A T A
- c i L A C E R A , -
V a lte zza dunque uofira
V s e
riguarderà un dfn um cn [òpraferittìalle lei
tfte dei [no nome
;
cono[cera effer nero quel
ch'io dicQ:ne nego che multe altre cofe per auen
tura mn putejjcro dalle medefine lettere effer
■ colte : ma per fino a qui non mi ho fermio nel­
le cotKpufiùoni mie fe non dt quejie : Lequati
compofitioni quando aereranno a g li occhi, oue­
ro a gli orecchi di uofira lllufire Signoria none
le .faranno molto lontane dedi'intélletto yfin ta r
do far mentione dt Guadagno , di Gara. d.i Ksz
ce , di C rea
,
di Rara , di C erta, di A ita , d i
Cura , di Atra , dt R ete,. dt Arte
*,
ma non tic
-
iddio pero, che ne cura atra ,.ne le ultime
parole che fono, Irata ci lacera, babbiano mai
luogo ne in
Va.
5
. ne
in m e y ne nettiferriti miei.
H a già potuto ned.ere
, oso
concficer la nobiltà
del?ingegno uofiro , che ftnzA far attnjioncy
f
oso
accennamelo alla Romana Lucretia, il no
r
me fino può partorir molte cofe , ìequali mi fo­
no
oso
faranno materia nelle compufitioni mie,
dette quali-al prefente io non mando*, alcuna*? .
[perandò di efjerne io medefimo in Imcue Vapr
portatore
. Ne
a
V.. S.
paia tanto unoun là via,
ch'io tengo : imperoche ancor appreffu i Greci'
Litofono fu molto lodato del fafieficon lttùd&
;
1...,502,503,504,505,506,507,508,509,510,511 513,514,515,516
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