Giulio Camillo Delminio: L'Idea del Theatro - page 515

sen.
\toiente
V.
ìthtfì.
S.
degni darmi rifoofla fulrito
. chehaucrà letta quefìa lettera
;
la qual, nfpofa.
certo nn dara cagione di venir toflo alla divina
prejentta fua
,
laqual prego il futJSor Dio lun-
'gam enu conferut
sa
fana
>sa
di
r-’je
ricorde­
vole
>sa
la qualgiorno Cflnottc è. dauantjgilla
unente m ia
.
Supplico arfgor, che vegga uolett-
<
ticrSebafilano mio fcdel feruitor, col qual no
.Tira JllufIre Signoria può parlar UberamenJjfèf
s a
a lm dar la nfoojìa : laqual io piti defilerò
,
.che altra più felice cofa, che in qtteflo mondo
tni potejfe auenire
.
A
Dio lllufìre
,
unica
, s a
sol
degna d ’ogni honore : alla cortefe Immanità
téli cui tutto bumile
sa
riverente mi raccoman­
d o . D i Rouano in F rancia.olli
V .d i Maeg-
M. D„ X X X V ,
-
Tdlumilmente filato la diulna Signorafifl-
neura faa compagna
E
farà Ufuato un cd*
ual mio dall’apportator di quejìa per fino alla
venuta m ia
, lo
raccomando . Da poi fcritta ,
penfo mandar quef a lettera per un dolcifim o
amico che uà per le poftem
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