Giulio Camillo Delminio: L'Idea del Theatro - page 385

t
tò t
T R A T T A T O
JldHZfi delle particolar m aterie
,
che atte
;tof?re
4
mani uerraimo , et potranno far differenti
. oso I
•cofi moflreremo imitar l'antico nella uniuerfiil
\m ateria
,
nel fio artificio uniuerfale accommo-
datò
nondimeno
esse
a rtifciò alle circoftànZj
della particolar m ateria
, oso le
ctrcojiariZe del­
ia particolar materia altartificio
,
nel f ia t ac-
f
conmiodamento potremo nfojìrar la nofira u ir -^
tu. il che
j
a me per miogiudiciofar fi poffà,Apet
tornente tho nwfìro nel Sonetto allagloria del»
Imitatio<
F
Eccellenza uojìra dicalo,
:
ne paffero qui Fin*
]
gonne fai ritolti,
/quali
non fenfano/he la im i-/
fuor'delle
tationifta pofìa finon nelle parole
,
quasi
che
parole.
un0
jn qU<f la lingua non poteffe imitar Demo-
flhene o Cicerone t Homero
,
o Virgilio
; oso si
Concedesse
che g li dotti autori poteffero effer
im itati in lingua lontana da quella, nella qua-
lefirifjero
;
certo m it potrebboU dire che netta
u
proprietà della lingua medefimo poteffe effer in.
tefa la detta im itatione, ma nel fido artificio,
thèf i uolge intorno alle m aterie
, oso
d'intorno
allefigure delle parole
.
Mafacendo ritorno afa
la materia paffienata
;
dico
,
che può prender
taihor un a
, oso
taihor più d'uno puffione. ma
accioche ellafia meglio intefii
;
dico cheg li antri
chtTheologifynbolicichiamarono materia prì-
IWateria
àna quella
,*
che puòfoggiacerea moltefigurent
prima
de*a m olti accidenti
, oso
Fintefiero Cottola fauòla
eti'
di
Proteo,
ilqualfi cangiavafiotto molte
oso ua
rie figu re
,
rimanenàd finiprc quel medefimo
nettarnedefimafiufian/a
, o
materia che dir uo-
t
g iiam o, qualc ete, ch tfin \a cangiarfe med»
1...,375,376,377,378,379,380,381,382,383,384 386,387,388,389,390,391,392,393,394,395,...516
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