Giulio Camillo Delminio: L'Idea del Theatro - page 338

r
Miglia
,
quando fri?altre pie uit-
tuofepitiche
,
ho le tto
,
mercè della
S
uapngolar cortepa,chemen'ha ri­
putato degno,latradottion ch’ellaper
gran parte ha pitto della Thebaide
dt Statio
.
'Nella qual pitica
,
quan
to i uirtuop & litterati pano per
darnegloria aV.
S.lopimi-
no
,
i quali homo letto il poema di
quelC^tuttore, duro,
/ufo
,
& lepiùuolte
,
come
-
bile a effere intefo : inchenondime­
no piglianiop V. S. uagbeiga di
piegarlo con eloquenza
c r
con faci*-
lità
,
è dalei cop dolcemente trapor­
tato in quefia lingua
,
che Statio ne
refierà con bonefio
,
ma non ingrata
roffbrc
,
uedendopiù lodato 'per la
tradottion d iv . S. cheper l’artepia.
Chi entra dall'altra parte in confide-
rar la nobiltà fua
,/apche
nobilifìima& amenifiima patria del
Friuli
,
ella è non pur nato
JnSJtna Signore,o( come quiuifi
dice) Capellonadellafua patria Val-
.
.
*
1...,328,329,330,331,332,333,334,335,336,337 339,340,341,342,343,344,345,346,347,348,...516
Powered by FlippingBook